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L’innovazione è caos

coverPartiamo dalla scintilla che ha fornito l’ispirazione per questo post. Il genio collettivo. La cultura e la pratica dell’innovazione. Questo libro è frutto di oltre 10 anni di osservazione. 

Domanda di partenza: come si mette in piedi un’organizzazione capace di cambiare il mondo?

A questa domanda hanno cercato di dare una risposta quattro menti davvero brillanti: Linda A. Hill, Greg Brandeau, Emily Truelove e Kent Lineback. 

Linda A. Hill per chi non lo sapesse è titolare della cattedra di Business Administration alla Harvard Business School. Secondo Linda l’innovazione ha bisogno di leader che che siano capaci di riconoscere e mettere insieme le migliori menti sul mercato e quindi di circondarsi di persone più intelligenti di lui. Ora starete pensando…ma troppi galli nel pollaio non vanno bene, altrimenti litigano! Secondo Linda oggi la concorrenza non è più sull’efficienza, sulla riduzione dei costi di produzione ma sull’innovazione. Il leader quindi non deve essere un centravanti di sfondamento ma deve fare in modo che i suoi giocatori collaborino al meglio per risolvere i problemi. I visionari cambiano il mondo , non guidano l’innovazione.

A tal proposito mi vengono in mente le parole di Nelson Mandela: “Un capo è un pastore: sta dietro al gregge e fa in modo che le pecore più sveglie vadano avanti, così che le altre siano stimolate a seguirle, senza rendersi conto che per tutto il tempo c’è alle spalle qualcuno che le guida”.

Ma quindi l’innovazione arriva dal lampo di Genio?

Qui ci vengono in aiuto le parole di Howard Gadner, lo psicologo che ha teorizzato l’intelligenza multipla. Il genio cresce e lavora in un contesto. Se pensiamo a Leonardo, Michelangelo…entrambi avevano una serie di collaboratori. Le grandi innovazioni sono frutto del lavoro collettivo.

Come si crea un’organizzazione innovativa? C’è un percorso da seguire?

NO. Non esiste un percorso o degli step da seguire. L’innovazione è caos. Non si può prevedere come si svilupperà un processo innovativo. Nel libro però ci sono diversi esempi che in qualche modo evidenziano tre momenti che in qualche modo sono una costante nei processi innovativi. Bill Coughran è uno dei soggetti che è stato “osservato” ed è a capo della divisione infrastrutture di Google. Secondo Bill le persone non vogliono seguirti nel futuro, ma crearlo insieme a te. E’ anche vero che però deve essere sempre chiaro chi ha l’ultima parola in azienda.

Un altro caso interessante che viene citato è quello di Pixar. E’ il regista che sceglie quali scene inserire nel film. Nel team di lavoro però c’è spazio per la condivisione e per la libertà di poter esprimere il proprio parere. Se la stessa osservazione viene fatta da più persone allora scatta qualcosa, una sorta di campanello d’allarme e quindi il regista prende la decisione finale in base a tutti i suggerimenti che ricevuto. Nessuno escluso. Uno dei compiti del leader è quello di saper creare un ambiente dove tutti hanno la sicurezza psicologica di poter dire quello che stanno pensando. Esaltare le diversità, favorire la collaborazione sono basi fondamentali per creare innovazione.

Un esempio lampante di quello che avete letto fino ad ora è quello di Vaneet Nayar che ha portato la Hcl Technologies a diventare uno dei top player del mercato. La società versava in condizioni critiche, molto critiche…

Una delle prime idee che hanno preso forma al suo arrivo è stata la creazione di uno strumento interno per rivolgergli domande. Le sue risposte erano consultabili da tutti. Poi ha promosso e attivato il “trust pay“. Ha accordato ai dipendenti un bonus di stipendio in anticipo. I dipendenti sono così stati liberi di concentrarsi su come stupire il cliente e non cosa dovevano fare per loro stessi. Sicuramente un azzardo ma secondo Vaneet è meglio aumentare la produttività del 10% che rimanere immobili.

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