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Archetipo – Edoardo Tresoldi

La prima volta che ho visto un’opera di Edoardo Tresoldi sono rimasta pietrificata. Nel senso positivo del termine. Per la prima volta non sapevo nemmeno io cosa provare….o meglio, erano talmente tante le sensazioni che non riuscivo a distinguerle nettamente.

Ho cominciato a cercare informazioni su lui e le sue opere e le sue parole hanno messo ordine in tutto quel tumulto.

C’è una linea sottile che separa cielo e mare, che delimita la nostra vita dal mondo dei pensieri: è la linea dell’orizzonte, forma e racconto del rapporto tra l’uomo e lo spazio. A volte capita che la vita ci travolga come una valanga, colpisce più intensa e ci intasa. Esausti, cerchiamo il tempo per precipitarci di fronte al mare, grande purificatore, e gli imploriamo di liberarci; lo inquiniamo buttandoci dentro i nostri mostri, lasciamo alle onde tensioni e malumori, senza considerare l’essenza sconfinatamente vuota del mare, un vuoto di cui abbiamo profondamente bisogno.
Nel raccontare il rapporto tra un uomo e il mare i PENSIERI vengono lasciati alle spalle. Dietro il muro dell’essere profondamente umano, servono solo al Niente.

Edoardo Tresoldi

La sua ricerca estetica si sforza di cogliere la relazione del corpo umano nello spazio che lo circonda, sculture trasparenti che rappresentano un momento congelato nel tempo. Il suo concetto di scultura nasce dal desiderio di raccontare il dialogo che si instaura tra una figura e lo spazio circostante, reso possibile attraverso la creazione di un rapporto empatico tra lo spettatore e l’opera.

Ora vi aprlo di Archetipo.

Edoardo ha disegnato e realizzato Archetipo, un insieme di opere d’arte nell’ambito di un evento per la Famiglia Reale di Abu Dhabi.

Un lavoro di 3 mesi per allestire l’evento, al quale hanno partecipato circa 1.900 invitati provenienti da tutto il Medio Oriente.

Il grande spazio scenografico di 7.000 metri quadri segna un passo in avanti nella ricerca dell’artista italiano, che si confronta per la prima volta con la progettazione di un evento indoor, lavorando con Mootassem Elbaba e Marwan Maalouf di Designlab Experience.

Edoardo Tresoldi ha dato dimensione 3D a un sogno, permettendo agli uomini di entrare fisicamente e percorre realmente un luogo immaginifico. Un luogo ideale che richiama alla memoria colonnati, cupole. Archetipi dell’architettura come le strutture del rinascimento italiano che abbiamo visto nei dipinti di Piero della Francesca, di Raffaello Sanzio ma anche gli spazi metafisici di un De Chirico. Il rapporto con la natura è presente attraverso il verde che sottolinea le strutture metalliche o le completa, ma anche con l’improvviso e cinematografico stormo di uccelli, che in un “silenzioso” battito d’ali attraversa le architetture e genera il movimento che dà vita alla composizione.

Alcune opere saranno reinstallate separatamente in luoghi istituzionali: università, musei e parchi della capitale degli Emirati Arabi Uniti.

Qui il video dell’evento.

IL CONCEPT

Tresoldi e DLE hanno immaginato un giardino in cui architettura e natura danzano in continue relazioni e contrasti fondati, secondo l’accezione rinascimentale, sulla capacità dell’uomo contemporaneo di leggerne le peculiarità. L’allestimento si traduce in uno spazio sinfonico in cui gli archetipi architettonici classici dialogano con i segni propri del linguaggio modernista, utilizzando gli strumenti della trasparenza e le sue ritmiche spezzate. Elementi geometrici assoluti – sfere, cubi, piani – tagliano e scompongono le armonie classiche, generando un evolversi continuo di astrazioni architettoniche e distorsioni evanescenti.


Un paesaggio assoluto che si sviluppa secondo un processo inverso: è sullo spazio immaginario che la natura cresce e si evolve, tentando di dar forma e materia alle visioni umane. Un disegno spaziale in cui l’architettura trasparente determina la lettura degli ordini naturali, puntellato da piccole poesie visive in cui i due mondi dimostrano di essere paralleli e intersecati al tempo stesso.

La natura è sintesi del paesaggio, l’uomo diventa paesaggio attraverso l’architettura. Se il giardino ci consente di “abitare poeticamente la Terra”, citando Hölderlin, il lavoro di Tresoldi ad Abu Dhabi è un’esperienza composta da più livelli, uno spazio mentale sacralizzato e identificato dalla dimensione umana. La fusione del linguaggio classico e di quello modernista ne genera un terzo, scandito da nette scomposizioni visive e volumetriche, che trova il suo tempo nel contemporaneo.

Ecco il video dell’evento.

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