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Architettura ibrida: quando la mano dell’Architetto dialoga con l’AI

Tra qualche settimana mi recherò a Venezia in occasione della Biennale di Architettura 2025, un appuntamento per me immancabile ancor di più perché il tema di questa edizione è: “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva”.

Di recente hanno catturato la mia attenzione alcuni articoli che parlavano di architettura e intelligenza artificiale.

In un mondo del design saturo di rendering 3D fotorealistici, un nuovo movimento sta guadagnando terreno: gli architetti stanno tornando agli schizzi disegnati a mano, ma questa volta, potenziati dall’intelligenza artificiale. Questi schizzi architettonici alimentati dall’AI, spesso chiamati schizzi viventi, fondono l’energia grezza del disegno tradizionale con le capacità di narrazione dinamica degli strumenti generativi. Il risultato è un linguaggio visuale ibrido molto personale, espressivo e vivo.

Il Disegno come pensiero, non solo rappresentazione

L’architetto Hamza Shaikh offre un esempio illuminante: inizia con uno schizzo a mano o digitale, prospetti astratti, spazi frammentati o composizioni d’atmosfera, e poi lo guida attraverso iterazioni con l’AI, utilizzando strumenti come Krita con ComfyUI e ControlNet. Il risultato è uno strumento di pensiero architettonico che evolve in dialogo con la macchina. La linea rimane l’ancora; l’AI diventa un amplificatore, non un sostituto.

Atmosfera, storia, suggestione

Lo Studio Tim Fu porta i living sketchers nel territorio cinematografico. Utilizzando Midjourney, Kling e Photoshop, il team crea opere che evocano più l‘atmosfera che il dettaglio. Con prompt scritti con cura, fondono architettura e narrazione a strati: luce fugace, silhouette vaghe, gesti delicati che suggeriscono vita e storia. Il risultato finale è un momento, silenzioso ma carico, che invita gli spettatori a soffermarsi piuttosto che scorrere via.

Preservare lo spazio nella progettazione iniziale

Presso AIMETA Studio (guidato da Rolando Cedeño de la Cruz), gli schizzi potenziati dall’AI diventano strumenti per mantenere la progettazione generativa. Allontanandosi dal fotorealismo eccessivamente levigato, gli schizzi animati aumentati dall’IA permettono ai concetti di respirare, evolvere e rimanere flessibili. Utilizzando Midjourney, Kling, Leonardo AI e ChatGPT, AIMETA lavora in un ciclo non lineare di schizzo, prompt ed evoluzione, lasciando che l’incertezza rimanga e favorendo il feedback collaborativo dal team e dal cliente.

Ripensare i flussi di lavoro della visualizzazione

Questi approcci ribaltano lo script: invece di laboriose pipeline CAD-3D-rendering, gli architetti possono schizzare idee e trasformarle in composizioni vivide e ricche di contesto in pochi minuti. Le combinazioni ControlNet-Stable Diffusion e strumenti come PromeAI o plugin di SketchUp, come Veras, permettono ai designer di disegnare e poi lasciare che prompt e AI li trasformino in rendering, mantenendo sempre il controllo saldamente in mano.

L’AI come partner creativo

Il filo conduttore è l’AI come collaboratore, non come pilota automatico. Che si tratti della sequenza iterazione-feedback di Shaikh, dell’ambientazione di Tim Fu, o della progettazione aperta di AIMETA, il segno dell’architetto rimane centrale. L’AI aggiunge atmosfera, scala e contesto, ma non scrive la storia da sola.

Iterazione più veloce, coinvolgimento più profondo

Questo approccio ibrido accelera l’iterazione: quello che una volta richiedeva ore nello studio, ora può emergere in minuti. Gli schizzi viventi animati possono servire come strumenti nelle fasi iniziali, non solo come risultati finali rifiniti. Offrono uno spazio narrativo condiviso dove i clienti possono sentire una connessione intuitiva e partecipare al processo creativo, mentre i team tecnici evitano specificità premature.

Il disegno rimane centrale al pensiero, l’AI lo sta arricchendo con qualità sonore, gesti cinematografici e calore contestuale. Attraverso gli studi, l’AI si sta spostando oltre il fotorealismo verso la partnership creativa. I flussi di lavoro basati su schizzi stanno diventando terreno fertile per il design generativo. Competenze come la creazione di prompt, la gestione degli schizzi e il controllo algoritmico stanno formando una nuova alfabetizzazione architettonica.

Gli “schizzi viventi” sono la narrazione architettonica al suo massimo livello di sperimentazione e spiritualità. Riportano la mano umana al centro della creazione, invitando l’AI a espandere le possibilità. Stanno riscrivendo come gli architetti immaginano, presentano e collaborano.

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