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Frida Kahlo, l’artista oltre il mito

La mostra Frida Kahlo, oltre il mito al milanese Mudec Museo delle culture fino al prossimo 3 giugno ha il merito di sfatare molte delle ingannevoli apparenze cucite addosso con troppa leggerezza a questa artista.

Ero molto curiosa e avevo molte aspettative su questa mostra e finalmente sono riuscita ad andarla a vedere. Vi racconto la mia esperienza e quello che ho scoperto.

Nei suoi quadri ha riversato amori e patimenti, trasformando la pittura in un potente strumento di autoanalisi. Eppure sosteneva convinta: «Ho dipinto poco, senza il minimo desiderio di gloria, solo per trarne piacere».

Frida Kahlo è ancora oggi una delle artiste più amate al mondo, come testimoniano i luoghi pronti a celebrarla nel 2018: dal V&A di Londra (che dal 16 giugno analizzerà l’importanza dell’icona messicana dal punto di vista fashion, con un’esposizione dedicata al suo originale guardaroba) fino al Mudec, con la rassegna Frida Kahlo. Oltre il mito.

Ci sono voluti sei anni di studi e ricerche per “costruire” una mostra su Frida Kahlo che per la prima volta riunisce tutte le opere provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection e alcuni capolavori mai visti nel nostro paese prestati dal Phoenix Art Museum, il Madison Museum of Contemporary Art e dalla Buffalo Albright-Knox Art Gallery. 

Più di cento opere tra dipinti, disegni, fotografie e materiali inediti suddivisi in quattro sezioni: Donna, Terra, Politica e Dolore.

Il merito della mostra è quello di mettere in luce alcuni dei suoi lati oscuri, grazie a fonti e documenti inediti svelati più di 10 anni fa dall’archivio ritrovato a Casa Azul, dimora di Frida Kahlo a Città del Messico, fornendo nuove chiavi di lettura della sua produzione artistica.

La mostra accoglie lo spettatore con una grande proiezione sulla quale compare il volto di Frida Kahlo. Dietro scorrono frasi e parole che hanno caratterizzato la vita dell’artista.

Accanto alla proiezione c’è un piccola saletta con sedute che ti fa scivolare subito nella vita di Frida, attraverso le immagini animate dell’illustratrice Vanna Vinci. le immagini sono tratte dal libro: “Frida – operetta amorale a fumetti”.

Attraverso immagini, musica e parole capisci subito che Frida è stata capace di eludere le condizioni di minoranza sociale in cui erano costrette e obbligate le donne nel suo paese, di sconfiggere l’anonimato, di adottare un’ironia che disintegrò la retorica della tradizione artistica messicana. Lei era assolutamente lontana dalla ricerca del successo, Frida si è sempre prodigata per difendere la duplice condizione della donna artista: autrice con sguardo autonomo e soggetto delle proprie trasposizioni pittoriche.

Frida sviluppa un linguaggio sofisticato, mix virtuoso di artwork popolari messicani, mitologia azteca e avanguardie europee. Autoritratti dal forte impatto simbolico e molto innovativi; nessuno aveva mai esibito prima il proprio corpo in maniera così drammatica per parlare di malattia, dolore fisico e psicologico.

Dopo questa breve introduzione comincia la mostra vera e propria con tutte le sezioni che vi ho descritto. Ci sono lettere, ricordi privati dell’artista e ovviamente i suoi dipinti. Vederli dal vivo e per la prima volta è stato emozionante. Una domanda che mi facevo molto spesso mentre osservavo le sue opere era questa: “Come è possibile che una donna che ha provato per buona parte della sua vita un dolore fisico ed emotivo tale…possa aver generato tali meraviglie? Un attaccamento alla vita straordinario. infatti uno dei suoi motti era “Viva la vita”!

Ci sono moltissime foto, quelle più belle sicuramente sono quelle in bianco e nero. Frida era bella, bellissima e soprattutto era se stessa.

Non voglio rovinarvi la sorpresa e per questo vi invito a visitare la mostra, quello che posso e voglio dirvi è che la sezione che più mi ha colpito riguarda un video che ho visto. Sono immagini di vita quotidiana, nelle quali si vedono Frida con Diego Rivera, suo amore e  suo tormento fino all’ultimo dei suoi giorni. Mi ha colpito il modo in cui Frida lo guardava e cercava le sue mani. Era una donna prima che un’artista ed era innamorata di Diego, immensamente innamorata. Di un amore che varca i confini e che arriva potente attraverso i suoi dipinti.

Nota per gli appassionati….

Con oltre 800 pezzi, è online, sull’immenso database di Google dedicato all’arte, la più grande collezione digitale di una delle artiste più importanti del XX secolo. Con Street View visitabili i luoghi iconici come la sua casa natale. QUI potete visitare la mostra virtuale.

Voglio darvi alcuni suggerimenti di ordine pratico per visitare la mostra al meglio. Evitate se potete il fine settimana, perchè il flusso dei visitatori aumenta a livelli esponenziali (considerate che ci sono anche gruppi organizzati da 15 persone e oltre), PRENOTATE il biglietto e scegliete una fascia oraria onde evitare code all’ingresso. Vi suggerisco inoltre di verificare sul sito del Mudec perchè ci sono diverse riduzioni attive. Cercate di viaggiare “leggeri”, perchè al guardaroba non consentono di lasciare i soprabiti ma solo le borse.

Una nota personale invece la dedico a chi ha realizzato l’allestimento….le didascalie delle opere o delle teche sono scritte con caratteri troppo piccoli e soprattutto molte sono poco visibili perchè poco illuminate. Anche i numeri utili per le audioguide sono segnalati in modo poco fruibile.

E come si suol dire anche il palato vuole la sua parte……

Vi suggerisco un Bakery molto carino nel quale vado sempre a mangiare qualcosa quando vado al Mudec, si mangiano i migliori Cupcake di Milano, si chiama That’s Bakery!

Buona mostra!

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